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A Carrara, capitale dell’anarchismo internazionale, l’editore Alfonso Nicolazzi, il professore universitario Gigi Di Lembo, lo scultore Dominique Stroobant, lo storico Massimiliano Giorni e il tipografo Donato Landini parlano di anarchia, valori e ideali raccontando la storia del movimento dal 1984 a oggi.
Partendo dalle origini, Morabito prende in esame le principali fasi del movimento anarchico: la rivoluzione spagnola, la lotta partigiana e la fine della seconda guerra mondiale, le conquiste ottenute nel corso degli anni, fino ai movimenti no-global e ai problemi del presente: la guerra, la tutela dell’ambiente, il lavoro precario.
Con una straordinaria operazione di sintesi, dopo due anni di lavoro e 40 ore di riprese realizzate con pochissimi mezzi (una telecamera digitale e un microfono) e tanta sincera passione, Morabito realizza questo filmato di 75 minuti.
La prima parte, sotto forma di intervista confessione, dà vita a un dibattito virtuale tra i cinque intervistati tracciando un filo comune che delinea i valori fondativi del movimento anarchico come la costruzione di una società privata di un potere centralizzato e opprimente nei confronti dell’individuo.
La narrazione ruota però intorno alla figura di Alfonso Nicolazzi, editore (scomparso nel settembre 2005 e alla cui memoria il documentario è dedicato) della rivista anarchica Umanità Nova, e si focalizza su due luoghi che in qualche modo hanno segnato la vita degli anarchici carrarini: la tipografia, luogo fondamentale per la divulgazione delle idee, e le cave di marmo, dove gli animi venivano segnati dalla durezza del lavoro.
Interessante anche il modo con cui Morabito utilizza spezzoni di film altrui (Mouchette di Robert Bresson, Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini, I soliti ignoti di Mario Monicelli e Prendi i soldi e scappa di Woody Allen) per scandire i momenti salienti che hanno segnato la storia del movimento, dall’attentato al duce alla guerra civile spagnola, dal “suicidio” di Pinelli alla chiusura, nel 1988, dell’inceneritore della Farmoplant (un’industria chimica della Montedison, costruita a pochi chilometri dal centro di Massa), fino ai fatti del G8 di Genova.
Ad accompagnare le immagini una colonna sonora commovente e appassionante costituita dai principali “inni” della tradizione anarchica italiana ripresi dal gruppo toscano Les Anarchistes (Addio Lugano bella, O Gorizia tu sei maledetta), ma anche brani di Fabrizio De Andrè e C.S.I.
Giunti al termine della visione non possiamo non ripensare alla domanda pronunciata davanti alla telecamera da Alfonso: “Ma come si fa a non essere anarchici?”

MYmovies 2007 – Alessandro Regoli

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